Gravina, “raccomandata” dalla sua storia è tra i “Borghi più belli d’Italia”

La Città di Gravina in Puglia (unica per la Puglia) è stata inserita fra i 371 Borghi più Belli d’Italia. Tutto certificato dall’Associazione Borghi più belli d’Italia, nata nel 2002 e operante all’interno della Consulta del Turismo dell’ANCI allo scopo di valorizzare e promuovere il grande patrimonio di storia, arte, cultura e paesaggi presente nei piccoli centri italiani.

                E’ sicuramente un rilevante riconoscimento per Gravina: premia l’impegno sul cammino della promozione e della valorizzazione della Città, delle sue bellezze storiche, architettoniche, paesaggistiche e culturali in generale. È certamente una preziosa occasione di sviluppo socio economico della comunità gravinese e del suo hinterland.    L’inserimento tra i Borghi più belli d’Italia vale per due anni (2025/2026) e vale soprattutto per il suo Centro antico caratterizzato dalla cintura urbana racchiusa tra Porta dell’Aquila, Porta San Michele, Porta San Agostino, per intenderci.

                Certo, si tratta di una zona ricchissima di testimonianze storiche. Ne citiamo alcune:    

                Sul costone del burrone “la Gravina” si presentano, difronte al sole e come occhi spalancati, Le Sette Camere, un complesso di grotte rupestri, una location suggestiva e misteriosa, affascinante e seducente; nel borgo storico si presentano numerosi edifici d’epoca, a cominciare dal Palazzo del Principe Orsini dove –  in una stanza al primo piano – nacque il primogenito del Principe, Pier Francesco Orsini, futuro Papa Benedetto XIII (1649-1730).

                Gli edifici di culto rappresentano un altro tesoro d’arte della città. La Cattedrale dei primi tempi fu la Basilica di San Michele Arcangelo, detta comunemente di San Michele delle Grotte, nell’antico rione Fondovito, ove da tempo immemorabile c’è una grande devozione micaelica. È scavata nella roccia di un solo masso sul ciglio del burrone, con quattordici pilastri quadrangolari che dividono la chiesa in cinque navate e con una sola pietra rocciosa a copertura del tetto.

                L’attuale Cattedrale invece venne costruita nel 1095, in stile romanico pugliese, per volere di Unfrido d’Altavilla, signore normanno della città: la volle accanto alla sua fortezza, ora base dell’alto campanile. L’interno è a tre navate, divise da colonne con capitelli provenienti da antiche costruzioni, il soffitto è in stile barocco in legno intagliato e dorato. In uno degli altari all’interno è collocata la statua in marmo del 1538 del Santo Patrono di Gravina San Michele Arcangelo, festeggiato puntualmente l’8 maggio e il 29 settembre di ogni anno.

                La chiesa e il convento delle suore domenicane di Santa Maria Assunta in piazza Cattedrale sono legati alla madre del Papa Benedetto XIII, a Donna Giovanna Frangipane della Tolfa. All’età di 52, nel 1658 rimasta vedova, decise di farsi suora nel locale monastero Santa Maria del Piede. Programmò subito la costruzione di un nuovo monastero ed una nuova chiesa, proprio dove sorgeva, in quel tempo, un Conservatorio di fanciulle povere con annesso ospedale.  

                La chiesa rupestre Madonna della Stella, con il suo antichissimo campanile, è un fiore all’occhiello. È circondata da numerose grotte e sembra vigilare sul suggestivo e maestoso Ponte acquedotto settecentesco (alto 37 m, lungo 90 m, largo 5,5 m.), fatto costruire dagli Orsini e particolarmente amato dai cineasti. Quasi attaccato al Ponte acquedotto troviamo il Bastione medievale, un imponente fortilizio eretto in epoca feudale, presumibilmente nel 1344.  

                Gravina è davvero ricchezza e patrimonio di cultura. Uno stupendo monumento sepolcrale in pietra calcare e marmo bianco è collocato nell’antichissima chiesa di Santa Sofia: accoglie le spoglie della duchessa Angela Castriota Scanderberg, la prima moglie di Ferdinando Orsini d’Aragona, duca di Gravina, di origine albanese, scomparsa prematuramente nel 1518. Monumento che è un classico esempio d’arte rinascimentale.        

                Nella piazza centrale del paese, piazza cosiddetta delle Quattro fontane, sorge la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, detta del Purgatorio, costruita nel 1649 dalla famiglia Orsini come cappella sepolcrale di famiglia. Infatti accoglie le spoglie del duca Ferdinando III Orsini, morto a Napoli nel 1658, padre del Pontefice Benedetto XIII.  Il famoso pittore solofrano Francesco Guarini fu ingaggiato dalla famiglia Orsini per realizzare nella chiesa alcuni dipinti. L’ammirazione è tanta per la realizzazione del dipinto della Madonna del Suffragio sull’altare maggiore, datato 1651, una tela-capolavoro del barocco napoletano impreziosita da una imponente cornice lignea dorata.

                È un piccolo scrigno di bellezza il Museo Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, un lascito a favore della città da parte di un autentico benefattore, il barone Ettore Pomarici Santomasi. Si tratta di un ente morale istituito nel 1920 per custodire un patrimonio inestimabile di mobili antichi, quadri, libri, armi, monete, vasi e reperti archeologici, abiti d’epoca, carrozze e gli affreschi di ispirazione bizantina provenienti dalla chiesa rupestre di San Vito Vecchio, con l’imponente figura del Cristo Pantocratore in trono in atto benedicente. La Fondazione è il fulcro delle iniziative culturali della città.

                Non bisogna tralasciare la Biblioteca Finia in piazza Notar Domenico, definita scrigno di inestimabile valore, un vero e proprio tempio laico del sapere e della cultura fortemente voluto ed arricchito da illuminati rappresentanti dell’episcopato e del clero locale. La donazione più cospicua dal punto di vista del patrimonio librario della biblioteca si deve al cardinale da cui prende il nome, Francesco Antonio Finy (1669-1743), collaboratore di Papa Benedetto XIII.             È da segnalare ancora il Museo Capitolare d’Arte Sacra, ubicato nel palazzo dell’ex Seminario vescovile (sec. XVIII), in piazza benedetto XIII.

                Il clima è mite e gradevole a Gravina, città che ospita la sede del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Possiede un vasto e fertile territorio agricolo con abbondanti seminativi e pascoli, arricchito da una generosa viticoltura, con una molteplicità di attività artigianali e di commerci.  È conosciuta, tra l’altro, per le diverse specialità gastronomiche come il Pallone di Gravina, una specialità di formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con latte bovino crudo sia in loco che nel territorio murgiano nonché nella vicina città di Matera; il sasanello, un dolce specificamente originario di Gravina, a base di farina, zucchero, vincotto di fichi, buccia di arancia grattugiata, cannella e chiodi di garofano; la verdeca, vino doc, storico prodotto esclusivamente dall’uva Malvasia, Greco di Tufo e Bianco d’Alessano; gli involtini di carne, i cosiddetti gnumridd, squisitezza della cucina locale, fatti con fegatini, cuore, polmone, budella di vitello e prezzemolo; la salsiccia di maiale tagliata a punta di coltello e il gustosissimo marro, l’involtino di carne tipico dell’entroterra barese e del vicino materano.

                I turisti si prendono sempre per la gola! Infatti i nostri ristoratori conoscono molto bene quali sono le prelibatezze richieste dagli ospiti a tavola, sono leccornie, spesso non indicate nei menù, che a tavola non mancano mai.

Gravina in Puglia, 23 novembre 2024

Michele Gismundo

Scatto di Carlo Centonze

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