Malvasia
Una bottiglia di buon vino stappata in momenti di convivialità o semplicemente durante un incontro tra amici, è sempre portatrice di buon umore. Ancora più piacevole è sorseggiare e contemporaneamente confrontarsi, con leggerezza e mai supponenza, esprimendo opinioni, sensazioni e spesso anche emozioni. Una bottiglia di vino porta con sé anche e soprattutto una storia. Racconta i profumi della terra e delle viti, dei grappoli, dell’attesa in cantina. Una storia che parla di cuore, passione e abnegazione, con volti diversi, esperienze differenti. Un elemento comune a chi “fa” buon vino è la cura, pari a quella dedicata a un figlio che si prende per mano, lungo le strade della vita…
Iniziamo il viaggio tra i vigneti andando a conoscere la Malvasia. Il nome Malvasia, che racchiude più tipologie di vini, rivela antichissime origini poiché si narra che derivi da Monembasia o Monovasia (porto con una sola entrata), città greca a ovest del Peloponneso, territorio vocato alla viticoltura. Non è possibile stabilire l’esatto numero dei vitigni conosciuti come Malvasia. Giovanni Dalmasso, agronomo e accademico italiano, scriveva che se si dovessero elencare tutti i vitigni “si occuperebbero molte pagine senza sperare di riuscire nell’intento”. Approfonditi studi storici hanno accertato che “la denominazione Malvasia, Malvoise, Malvasier wein, Malmsey, all’inizio si riferiva a “un vino rinomato, liquoroso, dolce e aromatico, più spesso bianco e di rado di un colore rosso cupo”. Documenti della Repubblica Veneta risalenti al ’300, attestano la provenienza di vini liquorosi e anche di viti giunti in Italia sotto il nome di Greci. La realtà è che col nome di Malvasia si indica una grande quantità di vitigni diversi tra loro per cloni e biotipi.
Malvasia bianca, Malvasia bianca di Basilicata, Malvasia bianca di Candia, Malvasia bianca lunga, Malvasia Casalini, Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia aromatica, Malvasia di Casorzo, Malvasia di Lipari, Malvasia di Sardegna, Malvasia di Schierano, Malvasia Istriana, Malvasia Moscata, Malvasia nera, Malvasia nera di Basilicata, Malvasia nera di Brindisi, Malvasia nera di Lecce, Malvasia nera lunga, Malvasia rosa, sono quelle elencate nel registro nazionale delle varietà delle viti del Mipaaf.
In Puglia ritroviamo la Malvasia bianca nella DOC Leverano e anche sulla Murgia barese – terra carsica. Le Malvasia nere di Lecce, Taranto e Brindisi si differenziano per l’aromaticità e sono utilizzate negli uvaggi (uve diverse per un unico vino). Importante è fare una netta distinzione tra Malvasia secca e malvasia aromatica. La Malvasia bianca è fresca, ha profumi delicati, si utilizza negli uvaggi ma anche in purezza regala ottimi vini. La Malvasia aromatica di Candia ha intensi profumi che ricordano fiori e frutta (soprattutto albicocca). In Sardegna, il fiore all’occhiello sono le Malvasia di Bosa (quasi introvabile) e Cagliari, che hanno grandi profumi e un gusto sorprendente. Un cenno merita la Malvasia istriana che è coltivata in zone particolarmente vocate del Friuli Venezia Giulia (Collio, Carso, Grave), nell’Istria slovena e croata. Anch’essa è arrivata dal Peloponneso, prodotta su terreni carsici, per le sue caratteristiche ben si adatta ad accompagnare piatti di pesce. A tal proposito cito un interessante evento che si svolge ogni anno a marzo, a Portorose, in Slovenia, a pochi chilometri da Trieste. Si tratta del Festival della Malvasia – gusto raffinato del Mediterraneo – che accoglie produttori di Malvasia provenienti da tutta Italia. A parte i vicini di casa, non sono molti i vignaioli italiani che si spostano in Slovenia per questa manifestazione, ma dalla Puglia, in una delle scorse edizioni è arrivata l’Azienda Agricola Mazzone, di Ruvo di Puglia, rappresentata da Francesco e Luciana, giunti con Tonia Massaro, Presidente della Confcommercio di Altamura. L’azienda Mazzone, dopo una degustazione alla cieca (bottiglie coperte), ha ricevuto da una commissione formata da vignaioli e sommelier sloveni, la Medaglia d’oro per la Malvasia Immensus 2004. La Malvasia è davvero un vitigno dai molteplici aspetti, la ritroviamo secca, frizzante, macerata, dolce e anche ponte d’unione fra genti così lontane ma tanto vicine…
Nella foto: differenti Malvasia in degustazione