Vincenzo Savino è l’artista del Ponte di Gravina in legno scala 1:50
Vincenzo Savino, artigiano pensionato, è cresciuto con la sua famiglia a due passi da quel Ponte, a Cavato san Andrea, in una casa con i balconi che si affacciano sul cavato e su via Giudice Montea: vista mozzafiato sul Ponte e sul pianoro Madonna della Stella.
Vincenzo Savino, 73 anni, ha visto tanta umanità attraversare quel Ponte, umili contadini, con la bisaccia sulle spalle e la zappa in mano, nelle prime ore dell’alba e sul tramonto. Si andava sulla collina di Petramanca, a zappare la vigna. Quanto sudore, quanta umanità sofferente.
Quel Ponte, evidentemente, è rimasto nel cuore e nella sensibilità di Vincenzo: l’ha costruito in legno e in miniatura, in scala 1:50. Ha realizzato insomma un’opera artistica di pregevole valore. L’ opera può essere ammirata nella sezione AUSER di Gravina: si sono infatti spalancate le porte dell’associazione in via Matteotti, 22 con una bella e sobria cerimonia sabato 10 luglio 2021, alla quale sono intervenuti il vicesindaco Maria Nicola Matera, l’assessore comunale Felice Lafabiana, Vincenzo Desiante e la presidente Angela Picciallo, coordinati dal prof. Michele Gismundo.
Il Ponte acquedotto di Gravina è imponente e suggestivo, cerniera tra il centro storico e il complesso rupestre Madonna della Stella. Si presenta maestoso tra le grotte scavate nella roccia dall’uomo paleolitico: grotte che come occhi spalancati – ha sottolineato Gismundo – ci invitano a snidare tracce di vera nobiltà. A volte, attraversarlo, diventa un bisogno naturale dell’animo dei cittadini gravinesi.
E’ una elegante struttura ad archi, è alto 37 metri, lungo 90 metri, largo 5,5 metri. In quello stesso posto un ponte già c’era, raccontano gli studiosi, ponte che 1686, a causa di un terremoto, rimase fortemente danneggiato e nel 1722 crollò del tutto. Ed ecco farsi avanti per la ricostruzione alcuni membri della benemerita famiglia Orsini, famiglia che ha governato la citta di Gravina per quasi 500 anni, fino ai primi anni dell’Ottocento. Fu innanzitutto un gesto d’amore alla città da parte di questa famiglia.
Nel 1743 ebbe inizio la costruzione, su progetto dell’ingegnere Giuseppe Di Costanzo, costruzione che terminò nel 1750. Fu costruito per essere impiegato non solo per l’attraversamento ma come acquedotto: portare acqua dalle sorgenti di san Angelo e San Giacomo fin sotto le mura della città, nei piloni esistenti tra le due estremità del ponte. Ancora oggi funziona così.
Quel Ponte è di una straordinaria bellezza paesaggistica che ci riempie di orgoglio, rappresenta la nostra identità culturale, è una vera e propria bomboniera da offrire al mondo intero, uno scrigno da scoprire ed ammirare. Luogo del cuore del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Sul Ponte sono state effettuate ultimamente anche le riprese di “No time to die”, il 25esimo film su James Bond, per le sale cinematografiche di tutto il mondo: stupisce un salto da brividi sul Ponte con un impressionante tuffo della controfigura dell’agente 007, interpretato da Daniel Craig. Quando qualcuno cercherà il Ponte, per vederlo, dovrà venire sempre e solo a Gravina in Puglia – ha concluso il prof. Michele Gismundo.
La redazione
Servizio fotografico a cura di Carlo Centonze