Gravina, Mestieri e Società nel Novecento a Gravina in Puglia, un nuovo libro
È in vendita un nuovo libro:
Michele Gismundo – Giuseppe Marrulli, Mestieri e Società nel Novecento a Gravina in Puglia, edizione Algramà. Matera 2023. Illustrazioni di Marilena Paternoster.
Ci sono uomini che l’amore per il paese in cui sono nati e vivono ce l’hanno stampato nel dna. E usano tutte le energie vitali rimaste per tenere viva la sua identità anche raccontando un mondo che non c’è più.
Superati alla grande i settant’anni i due professionisti gravinesi algramini Michele Gismundo e Giuseppe Marrulli – il primo già docente di un Istituto si scuola superiore e il secondo già dirigente della Banca d’Italia – hanno deciso di scrivere un libro per regalare alla memoria le tradizioni più vive nella città di Gravina in Puglia nel periodo più significativo del Novecento, in particolare degli anni Quaranta, Cinquanta e del Boom economico. Insomma come vivevano, come si divertivano e soprattutto come lavoravano nelle botteghe artigianali o nelle campagne e nelle famiglie i loro compaesani.
La pubblicazione del volume – oltre 250 pagine – gode del Patrocinio del Comune di Gravina in Puglia ed è edito dall’Associazione culturale Algrama’ (acronimo di Altamura-Gravina-Matera).
Chi non ha i capelli bianchi non si ricorderà certo dell’Arrotino, u mulafûrce de sàupe a Calaraune, del Sacrestano della Cattedrale Vincenzino Rinaldi, del Cucipiatti – u piatte rutte – Giuseppe D’Eredità, del droghiere Armando Magaraggia, dell’antica tipografia Antonio Gurrado, della Cuoca della zita Maria Carmela Matera, del Calderaio, del Falegname, del Calzolaio, del Cavatufi, della Maschera del cinema, del Calcarulo e di tanti altri personaggi e attività artigianali di quegli anni.
Chi leggerà questo libro – nel quale sono stati ricordati tanti nomi e soprannomi nonché simpatici aneddoti sconosciuti ai più – sicuramente rivivrà la gravinesità di un tempo, cioè l’essere e sentirsi gravinesi.
Il libro elenca trentatré mestieri tipici degli artigiani locali. Non sappiamo quante copie hanno fatto stampare gli autori. Sta di fatto che ogni famiglia dovrebbe averne una.
Chi andava via da Gravina, anche se vi aveva dimorato per pochi anni, non lo scordava più e di tanto in tanto una visitina la faceva e succede ancora adesso; domanda di questa o quella persona e non chiede di meglio che di fare due chiacchiere con qualcuno, snocciolando insieme a lui i ricordi dei bei tempi trascorsi. Peccato che da qualche tempo molti bar e botteghe di artigiani – veri centri di aggregazione quotidiana sopravvissuti all’ombra del campanile – non esistano più. Molti gestori hanno restituito la licenza al Comune e hanno abbassato la serranda. Farle rialzare e la speranza di tanti.
La redazione