Fuori dal gregge
AlGraMà in partnership con Associazione “Madonna del Buoncammino” e Consorzio Pane di Altamura DOP, e con la compartecipazione dei Mastri Macellai (Luca Casamassima, Pasquale Dileo, Diego Cornacchia e Pasquale Lomurno) ripropone la Sagra della Pecora.
Nel rispetto degli scopi originari, si intende investire nelle attività e nelle ricette tradizionali, recuperando una economia ed una filiera consolidate nei secoli e bruciate in appena 50 anni.
Si pensi che gli esemplari di Pecora Altamurana sono oggi meno di mille, contro le decine di migliaia di capi degli anni 60.
Il progetto quindi, non è affatto finalizzato ad uno sterminio dei superstiti ovini, perché l’eccidio è già stato consumato da abigeati, politiche scoraggianti, disaffezione e distacco dalle origini, abbandono di una vita lavorativa particolarmente sacrificante, bassa remunerazione.
Assistiamo ormai da tempo alla apertura di nuove e numerose attività prive di fantasia ed impegno, fondate su prestiti agevolati, microcredito e anticipo Naspi e presto destinate alla chiusura. Nulla di nuovo e di produttivo oltre bar, caffè, lounge bar, snack bar, fish bar, pizzerie o vinerie.
AlGraMà, fuori dal gregge, propone una Soft Economy, ossia “un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, ma anche sull’identità, la storia, la creatività, la qualità”, per dirla secondo la definizione del giornalista Antonio Cianciullo, e del presidente onorario di Legambiente, Ermete Realacci, nel loro “Soft Economy”, pubblicato nel 2005. La soft economy, in sostanza, è un’economia che vuole conciliare l’elettronica e la qualità del paesaggio, la ricerca e i prodotti tipici.
Siamo quindi partiti da una sagra, apparentemente banale, per richiamare l’attenzione su un circuito economico che può essere rilanciato e riproposto con un approccio nuovo e moderno rispetto agli anni 60. Approccio che impieghi nuove metodologie, tecniche e tecnologie, oltre che una studiata strategia commerciale.
Il riconoscimento di un marchio di qualità alla pecora altamurana e ai prodotti derivati, dalle carni, al latte, alla lana, alla gastronomia, risulta preliminare ad ogni operazione di marketing. È poi decisivo per ripartire ed incoraggiare le nuove generazioni ad investire in una attività impegnativa ed assorbente.
Per questo abbiamo sollecitato la Amministrazione Comunale di Altamura ad iscrivere pecora e derivati nel registro De.Co. (DEnominazioni COmunali) o De.C.O. (DEnominazioni Comunali di Origine). In sostanza, per favorire lo sviluppo dell’allevamento della pecora e della lavorazione del latte di pecora e della lana secondo criteri che ne garantiscano la qualità ed il rispetto dei metodi e delle ricette tradizionali, abbiamo chiesto che sia attribuita una certificazione di qualità e origine. A differenza delle denominazioni protette a livello europeo, le De.Co. vengono disciplinate a livello comunale e sono finalizzate a valorizzare prodotti e ricette tipici del territorio.
La nostra ripetuta segnalazione non ha, sinora, trovato l’attenzione del governo locale che – nonostante l’oggettiva rilevanza, esclusività e bontà dei prodotti – non risulta interessato a condividere le idee e i progetti che provengono Fuori dal Gregge. Si sono così perse importanti occasioni di sviluppo, quanto meno del turismo enogastronomico.
Il “progettificio” AlGraMà – come lo ama definire il modesto ed incauto assessore delle prime tre lettere dell’alfabeto – non bela dinanzi alla arrogante indifferenza del potere.
Alla sorda ed inerme pubblica amministrazione si chiede con insistenza di attribuire il riconoscimento De.Co. non solo a tutti i prodotti derivati dal latte di pecora (formaggi, prodotti caseari, lana, carni), ma anche al “Padre Peppe”, alle “Tette delle Monache”, ai “Sospironi”, al “Mandorlato”, alle ricette tradizionali, ivi comprese quelle relative alla pecora e a all’agnello. Prima che altri comuni registrino i medesimi prodotti.
Intanto, nel contesto del programma “Murgia a Morsi”, in anticipo rispetto alle date inizialmente programmate ed in concomitanza con la Cavalcata dedicata alla Madonna del Buoncammino, celebriamo le nostre tradizioni rievocando la pecora con balli e canti popolari, stage di pizzica, mostra fotografica curata da Carlo Centonze, mostra di attrezzi agricoli messi a disposizione dall’Azienda Agricola Debernardis.
E proprio al comm. Pasquale Debernardis, quale rappresentante dei pastori del territorio nazionale, dedichiamo questa seconda edizione della manifestazione.
Egli, infatti, va menzionato perché – pur allevando ovini e pur avendo rivestito cariche istituzionali importanti – rimase Fuori dal Gregge.