Bari “Capitale italiana della cultura 2022”, vincere con il fascino delle città murgiane
Bari è tra le dieci città italiane finaliste per il riconoscimento di “Capitale italiana della cultura” del Ministero per i beni e le attività culturali per l’anno 2022. Presenterà un proprio dossier alla giuria ministeriale nei giorni 14 e 15 gennaio 2021. La città metropolitana di Bari fa parte delle quattordici città metropolitane istituite nel 2014 e sostituisce la soppressa provincia di Bari: un’area vasta di oltre un milione di abitanti, con le due zone del nord e sud barese. La prima è più popolosa, con le comunità murgiane di Altamura e di Gravina in Puglia, cerniera geograficamente e culturalmente: la storia le ha volute insieme. Come vedremo.
“A Bari la cultura vien dal mare …, ed abbiamo immaginato che fosse il culto nicolaiano l’elemento identitario del territorio, riconoscibile su scala nazionale. Bari e il sacro, Bari e la luce, Bari e il mare, Bari e l’oriente, Bari e il dialogo, e oggi è tra le dieci finaliste”, sostengono gli amministratori baresi. A nostro avviso, carissimo Presidente Antonio De Caro, la Terra di Bari – così come veniva chiamata un tempo – è sinonimo di territorio, nell’accezione più vera di fertilità e ricchezza produttiva, di fascino culturale e stupore paesaggistico, di eccellenze fruttuose riconosciute in ambito europeo, di numerosi uomini di talento di cui menar vanto.
Le tante città murgiane, come ad esempio Gravina in Puglia ed Altamura, non sono seconde a quelle di mare: arricchiscono la realtà culturale metropolitana, Bari compreso, con le loro saghe di tanta bellezza e di rilevante respiro culturale, di ragguardevoli uomini illustri di cui menano vanto. Le loro vicende storiche possono impreziosire quel dossier per i giurati ministeriali: se non si innamorano della nostra “Terra di Bari” difficilmente si schiereranno con noi. Peraltro le due città hanno già vissuto l’esperienza di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, essendo confinanti. E rappresentano la continuità culturale dell’evento Bari Capitale italiana della cultura 2022.
Iniziamo a raccontare la Città di Gravina in Puglia. L’ottima posizione geografica di collegamento, la disponibilità dell’acqua e la fertilità del territorio favorirono la presenza dell’uomo sin da tempi remoti in Gravina. Nel quinto secolo avanti Cristo fiorirono i rapporti con il mondo greco, la città fu chiamata Sidion e coniava moneta propria: qualche esemplare è custodita nella Fondazione Ettore Pomarici. Nel 456 dopo Cristo Gravina fu annientata dal re dei Vandali: gli abitanti si rifugiarono nelle grotte che costeggiano il “torrente gravina” dando origine ad una evoluzione urbanistica di assoluto splendore come la Civiltà Rupestre. Gravina fu desiderata e contesa proprio per la sua posizione strategica: dopo il massacro dei Saraceni nel 999 divenne feudo dei normanni nel 1069. Unfrido d’Altavilla nell’XI secolo fece costruire, a ridosso della sua abitazione, la Cattedrale di Gravina. Federico II, in carica dal 1220 al 1250, si innamorò di Gravina, definendola “Giardino di delizie”, ne costruì un castello elevandola alla dignità di sede della Curia Generale di Puglia e Basilicata. Carlo II d’Angiò nel 1294 concesse il ripristino dell’antichissima fiera da tenersi nel giorno della festività di San Giorgio. Nel 1423 divenne feudo degli Orsini fino al 1810, che arricchirono la città di Gravina nel vero senso della parola, con monumenti ed edifici ormai diventati unici nel mondo. A questa famiglia appartiene Pier Francesco Orsini elevato al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIII. Nell’agosto del 1860 il primo tricolore italiano innalzato in Puglia fu a Gravina ad opera dell’illustre concittadino Pasquale Pellicciari. In quegli anni Gravina, ritenuta tra le più ricche città d’Italia, contribuì con 40 milioni di lire alla costruzione, nel nord Italia, di scuole, strade, ferrovie. Oggi è sede del Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Adesso ci riferiamo alla Città di Altamura. Il più antico documento cartaceo che mostra le vie militari dell’impero romano anticipa i toponimi Petilia e Altilia, prima del nome di Altamura. L’Imperatore Federico II di Svevia, per la sua ambizione intellettuale, nella visita del 1232 erige la splendida e trionfale Basilica dedicata a Maria Assunta. Nel 1748 Carlo VII di Borbone fonda, presso il Palazzo Prelatizio contiguo alla Cattedrale, fra le prime in assoluto in tutta Italia, l’Università degli Studi di Altamura, unico Ateneo del Meridione, denominato “Atene di Puglia”, con numerose discipline. Dal 1789 al 1799, in Francia, imperversa la Rivoluzione. Anche nel territorio murgiano si sigla il declino dell’assolutismo: i sostenitori della resistenza altamurana interrano, nella piazza della dominante Cattedrale, l’Albero della Libertà. Sopravvive alla sua estinzione la “Leonessa di Puglia” e questo “Popolo di formiche” fu capace di ricavare dalle pietre carsiche della murgia spighe di grano pregiato: oggi il suo pane DOP e la sua lenticchia sono al primo posto in Europa. Delle doline carsiche si rileva il Pulo di Altamura. In una grotta in località Lamalunga, nell’ottobre del 1993, fu ritrovato dagli speleologi del CARS uno scheletro di Homo neanderthalensis, noto come Uomo di Altamura. In una cava dismessa in località Pontrelli sono state rinvenute impronte impresse da dinosauri vissuti circa 80 milioni di anni fa. Altamura ha dato i natali ad uno dei più famosi musicisti del mondo: il maestro Saverio Mercadante, di cui si sono celebrati di recente i 150 anni della sua nascita.
Nelle due realtà murgiane sono presenti i musei diocesani. In Altamura l’Archivio Biblioteca Museo Civico (ABMC), i musei archeologici statali e il museo civico diocesano. In Gravina la famosa Fondazione Ettore Pomarici Santomasi. Il nostro contributo è un tuffo nel passato, che aiuta a conoscere le origini di due città incastonate nel territorio murgiano, ma proiettate verso la Città metropolitana di Bari: un unicum. Storia e storie di tanta umanità della murgia barese, da raccontare nel dossier, per vincere sicuramente. “Che tutti siano uno”, auguri alla Città di Bari candidata a “Capitale italiana della cultura 2022”.
Prof. Pierino Pepe – Prof. Michele Gismundo