Pietro Pepe, la legislatura 2018-2023 come schiaffo e opportunità per i partiti
Concludiamo il nostro viaggio nella storia politica italiana con gli avvenimenti più importanti e significativi della “Legislatura” (2018-2023) che sta per terminare. Manca un anno e mezzo alla conclusione e prevede due momenti importanti: le Elezioni amministrative dei “Grandi Centri” come Roma, Napoli, Milano e le elezione del “nuovo Capo dello Stato”, e solo dopo nell’anno successivo il (2023) come previsto dalla Nostra Costituzione, le Elezioni Politiche Generali.
È noto che il Presidente della Repubblica non può più sciogliere il Parlamento sei mesi prima della scadenza della Legislatura. La finalità di questa sintesi è dettata dalla necessità di conoscere lo Stato di salute della nostra “Politica” e dall’attuale condizione di partecipazione democratica dei cittadini, per farli tornare ad avere fiducia nella Politica, con l’invito a praticarla e a non delegarla.
Pur in presenza di difficoltà, comunque, è bene ribadire che la Politica rimane il cuore pulsante della Comunità. Il suo battito detta i modi, i tempi e i luoghi della vita collettiva ed è il pilastro dello sviluppo culturale, sociale, economico ed umano. In una parola è il “nostro futuro”.
Attualmente la condizione in cui versa la Democrazia Politica, diventa sempre più precaria per essere una istituzione fragile e preziosa che purtroppo ad ogni crisi sociale, economica o politica viene messa a dura prova. I pericoli che corrono le “libertà costituzionali” nel mondo di oggi sono legati al protagonismo dei social, alla democrazia internettiana, che può svilupparsi anche in senso autoritario se non vengono tutelati i presidi di libertà come i giornali, l’editoria, la stampa con l’indispensabile ruolo di controllo democratico.
Perciò abbiamo il dovere in un tempo senza elezioni, di rivisitare il concetto di democrazia, privo dell’esercizio della cittadinanza attiva e della partecipazione democratica. Se poi a questo aggiungiamo i comportamenti negativi derivanti dalla antipolitica e dal populismo, che demolendo il valore della competenza delle classi dirigenti, ha ottenuto il risultato di farla esercitare alla parte peggiore delle stesse. L’Italia fortunatamente è un grande Paese che riesce sempre a salvarsi anche quando in casa e all’estero la danno per spacciata.
La chiamata del professor Mario Draghi a formare un Governo di Unità Nazionale è stata la risposta pronta del Presidente della Repubblica Mattarella, preoccupato della distanza sempre più profonda tra Paese morale e Politica responsabile. La scelta di Draghi ha alzato il livello del confronto tra le forze politiche e sociali, anche per la statura del personaggio, rispettato e stimato in Italia ed in Europa, e dalla opinione pubblica è stata interpretata come uno schiaffo necessario dinnanzi alla dimostrata inconcludenza dei Partiti e dei Movimenti, sia pure con un grado diverso di responsabilità.
La politica è rimasta spiazzata e può solo approfittare di questo tempo e di questa opportunità per dedicarsi a ricostruire i Partiti cambiando però registro e scegliendo sentieri più virtuosi per i bisogni reali della gente.
Parafrasando le parole del leader Mandela che vedeva la costruzione di nuove opportunità sulle sconfitte, i Partiti potrebbero uscire dall’attuale condizione di sospensione della Politica e provare a ripartire. Dentro questa realtà si sono svolti i fatti più salienti che hanno caratterizzato l’attuale legislatura: il voto espresso alle elezioni politiche del 2018 che ha decretato l’assenza di una maggioranza Politica; Il varo di ben tre governi, con maggioranze diverse; Le crisi ricorrenti e le scissioni all’interno dei Movimenti e dei Partiti; i Cambi di casacca e la nascita di nuove formazioni; l’assenza di un leader nel Movimento 5 stelle; la ricerca di una sua identità tra il capo carismatico Grillo e il gestore della piattaforma Rosseau Casareggio e la presenza di diverse correnti; la cooptazione di Conte e il disimpegno ufficiale del ribelle Dibattista, orientato a costruire un suo partito; senza dimenticare il problema dei problemi, determinato dalla persistente contraddizione di vivere in una democrazia rappresentativa e non in una democrazia diretta.
Ancora in questa legislatura sono nate due nuove formazioni che hanno preso il nome di “Liberi ed Eguali” e di “Italia viva” staccatesi dal Partito democratico.
C’è da dire che il suo travaglio ha radici lontane e risale alla fusione a freddo tra i Cattolici e i Comunisti, sopravvissuti alla crisi dei partiti tradizionali degli anni 90. Dopo le traumatiche dimissioni a Marzo di Zingaretti da segretario Nazionale del P.D., l’assemblea con 860 voti su 900, ha eletto Enrico Letta quasi all’unanimità.
La novità è che per la prima volta il segretario sempre eletto dal congresso, viene eletto dall’assemblea Nazionale. La strategia di Letta è sicuramente ambiziosa, perchè è rivolta a cambiare il Partito e a superare le diverse correnti, a renderlo aperto all’esterno, al coinvolgimento delle donne e dei giovani a restituire dignità ai “Circoli” democratici e alla base degli iscritti, invitandoli a produrre risposte e programmi brevi attraverso un dibattito pubblico continuo dentro le “Agorà democratiche”;
Ha annunciato altresì la presentazione di una nuova legge elettorale di tipo maggioritario e a precisare che i Grillini non sono gli unici interlocutori e ha proposto di rilanciare il dialogo con tutte le forze del Centro Sinistra, in una parola di dare vita ad un Nuovo Ulivo. In quest’ultimo miglio di legislatura non sarà facile per Draghi far ripartire un paese in affanno per la sua lunga crisi economica aggravata da quella sanitaria. Parte, però, con i buoni auspici degli Italiani e dell’Europa. Deve, però, superare una serie di difficoltà che incontrerà nella gestione di diversi dossier.
Il Recovery Plan da definire e da presentare a Bruxelles; Il decreto Ristori; Il nuovo Piano Nazionale di ripresa e di resilienza; La campagna vaccinale e il (documento di economia finanziaria); Non mancheranno perciò crepe e visioni diverse che è chiamato a mediare e a superare.
Si confida nel senso di responsabilità delle Forze Politiche dei Partiti che devono approfittare di questa fase per elaborare le loro nuove strategie e scrivere programmi credibili ed utili alla Comunità.
Si spera, altresì, che le prossime Elezioni Generali Politiche previste per il 2023 si possono celebrare in un clima di maggiore coesione sociale, con proposte politiche chiare per un necessario ritorno alla normalità democratica, fatta di maggioranza e di minoranza ben identificabili chiamate a restituire fiducia e dignità alla Politica.
Prof Pietro Pepe
Già Presidente del Consiglio Regionale Puglia