Il celebre pittore altamurano Carlo Striccoli (1897-1980), figlio del progettista del Mercadante
Nel giorno del suo anniversario ricordiamo Carlo Striccoli (Altamura 22 gennaio 1897, Arezzo 25 maggio 1980): figlio di Vincenzo e di Elvira Quadrini, crebbe in un contesto colto e raffinato, dimostrando presto talento per la poesia e la musica: a 14 anni esordì come violinista al Teatro Mercadante di Altamura, inaugurato nel 1895 su progetto del padre ingegnere.
Nel 1914 si trasferì a Napoli per iscriversi al Reale Istituto di belle arti dove ebbe Cammarano, Volpe e Vetri tra i suoi maestri. Nel 1916 si arruolò in aviazione. Frequentò anche la scuola libera di Giuseppe Boschetto. Nel 1922 si iscrisse al primo anno superiore di Pittura, diplomandosi nel 1925-26. Nel 1923 vince l’argento alla Mostra d’Arte Circondariale di Barletta.
L’insegnamento cammaraniano si nota nella fedeltà alla verità della natura. Striccoli s’interessa a temi popolari (Ritratto di anziano, il Pescatore, il gruppo dei Suonatori, l’Ospizio, ma soprattutto il Contadino, esposto alla I Sindacale napoletana del ’29): una pittura dinamica fatta di tocchi rapidi e che sa dare elegantemente una connotazione psicologica al ritratto. La sua pittura arriva a New York in occasione del Premio Leonardo Da Vinci dove espone l’emigrante, poi si trasferisce alla Biennale del Sud di Bari e vince una medaglia d’argento. Nel 1926 fu l’unico prescelto a Napoli per la prova finale del pensionato artistico di Roma, poi iniziò un’intensa attività espositiva che nel 1927 lo portò a partecipare alla Permanente del Circolo artistico politecnico di Napoli dove tornò ad esporre tra il 1930 e il 1953.
Nel 1928 partecipò alla Mostra d’Arte della Primavera presso il Circolo del commercio di Napoli, la prima in polemica con il tradizionalismo. Vi parteciparono maestri e giovani pittori con la volontà di avvicinarsi al post-impressionismo. Contemporaneamente iniziava la sua carriera nel gruppo dallo spirito bohémien del “Quartiere Latino”. Nel 1929 inizia una presenza assidua alle Sindacali provinciali e nazionali; lo stesso anno sposò l’altamurana Annamaria Mininni che gli diede l’unica figlia, Elvira, da lui ritratta in molti dipinti. Nel 1930 il Circolo artistico politecnico organizzò la sua prima personale nel padiglione della Permanente nella Villa comunale. La critica segnalò l’alta qualità dei suoi lavori.
Nel 1931 iniziò una serie di esposizioni, su invito, ad alcune tra le maggiori organizzazioni d’arte: la Quadriennale di Roma (1931- 1960) e la Biennale di Venezia (1934 -1950), con un percorso che lo porterà ad ottenere una sala propria. Negli anni seguenti i soggetti prevalenti erano figure umane, accanto a nature morte e vedute urbane o paesistiche. Tra i traguardi importanti c’è l’acquisto da parte del Ministero dell’Educazione di un doppio ritratto di moglie e figlia conservato presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma; nel 1940 la partecipazione alla Mostra d’Oltremare con l’affresco I legionari (si era già cimentato nella grande decorazione con un ciclo pittorico per la cappella del cimitero di Altamura del 1936). Partecipò all’Esposizione internazionale d’arte di Barcellona (1929-1930), alle Nazionali di Milano, Firenze e Napoli e ottenne la medaglia d’oro per il Ritratto d’uomo all’Exposition internationale des arts di Parigi (1937).
Per Piero Girace Striccoli era un artista impetuoso, di una carica emotiva inconfondibilmente sconcertante, che lavora tra entusiasmo e scontentezza. Per Carlo Barbieri la sua ardente foga di naturalista espressivo ha saputo integrarsi con la sensibilità moderna.
Iniziò la carriera di docente nel 1937 presso l’Accademia di belle arti e proseguì dal 1942 presso l’istituto Palizzi fino al 1967. Negli ultimi tempi si avvicinò ad un certo espressionismo, la pennellata si fece più inquieta e agitata mentre i soggetti mutarono, testimoniando una visione pessimistica della realtà con personaggi equivoci e ambienti degradati. Continuò ad esporre in varie sedi: varie edizioni della Mostra nazionale di pittura contemporanea Maggio di Bari (1951-61) e del premio Michetti di Francavilla a Mare (1953-65); la I Rassegna di arti figurative nella vita del Mezzogiorno d’Italia nel 1953, in cui ricevette il premio Salvator Rosa; il premio Porto di Napoli nel 1963 (medaglia d’oro); la Mostra nazionale Premio Posillipo nel 1965 (primo premio).
Gli anni ‘50 segnarono anche l’inizio del rapporto con Ammendola della galleria Mediterranea di Napoli che allestì collettive e personali fino a varie mostre postume, galleria che continua a tener vivo il suo ricordo. Verso la metà degli anni ‘70 si trasferì ad Arezzo, dove vivevano figlia e nipoti e dove morì il 25 maggio 1980. Diverse opere fanno parte di collezioni di istituzioni come la Galleria nazionale d’arte moderna, la Quadreria del Quirinale, il Comune di Napoli, la collezione Intesa Sanpaolo, il Circolo artistico politecnico, la Pinacoteca C. Giaquinto di Bari, la Galleria nazionale di Puglia Devanna e l’ABMC di Altamura.
Un rinnovato interesse per l’arte napoletana ha portato ad una migliore storicizzazione della figura di questo notevole artista. Su di lui è stato scritto il libro “Carlo Striccoli 1897-1980. Un interprete inquieto del Novecento” di Mariadelaide Cuozzo, un volume corredato da documenti e da un vasto catalogo di dipinti, disegni e acquerelli, in gran parte inediti, che colma un vuoto nella storiografia dell’arte contemporanea. Per la prima volta vengono adeguatamente valutate le recensioni più interessanti. La Cuozzo ha anche seguito la tesi di laurea su Striccoli dell’altamurana Anna Lucia Cagnazzi. Questi, con Michele Saponaro hanno progettato una mostra da dividere tra il Castello Svevo di Bari, la Pinacoteca della Provincia e la sede della ABMC di Altamura, con l’apertura al pubblico della cappella del Cimitero.
Silvio Ragone
Alcune opere di Carlo Striccoli
Paesaggio, La mungitura, Fanciullo addormentato, Procidana, Donna in lettura,
Assuntina, Autoritratto, Interno con bambina, Porta Bari, Paesaggio, Ritratto d’uomo, Via Chiaia e Scorcio a Mergellina