La simbologia del Presepe Napoletano
Sono almeno 72 le Figure Fondamentali del Presepe Napoletano, tutte aventi una forte valenza simbolica. Rappresentano non solo tradizioni o mestieri, in quanto costituiscono una puntuale sintesi della realtà. Il Presepe Napoletano è un complesso e articolato insieme di simboli aventi valore teologico e spirituale.
I personaggi assumono significati diversi e sono organicamente collegati tra loro.
Oltre al giovane pastore che sogna il Presepe (Benino o Benito), si propongono quali protagonisti i venditori nell’ambito di un mercato animato, vivo e chiassoso. I venditori rappresentano il ciclo della produzione dell’intero anno ed impersonano ciascuno un mese, scandendo i ritmi della attività annuale.
Il mese di Gennaio è raffigurato dal macellaio o dal salumiere. Febbraio dal venditore di ricotta e formaggio. Marzo dal pollivendolo e venditore di uccelli. Aprile dal venditore di uova. Maggio da una donna che vende ciliegie. Giugno dal panettiere. Luglio è invece impersonato dal venditore di pomodori. Agosto dal venditore di cocomeri. Settembre dal venditore di fichi o dal contadino seminatore. Ottobre dal vinaio o dal cacciatore. Novembre dal venditore di castagne. Dicembre dal pescivendolo o pescatore.
Immancabili protagonisti del Presepio napoletano sono i pastori che portano i doni a Gesù Bambino e percorrono i sentieri della scena, conducendo le pecore al pascolo. Seguono le massaie e le zingare con vestiti appariscenti e colorati, con un cesto colmo di attrezzi di ferro (che rappresentano i chiodi della croce e il dramma di Cristo).
Personaggi di rilievo anche i giocatori di carte e dadi, i nobili ed il mondo esotico con leoni, scimmiette e pavoni. Poi, il vinaio e “Cicci Bacco”, dio del vino, che si colloca davanti alla cantina con un fiasco di vino e che rappresenta il retaggio delle antiche divinità pagane.
I due compari, zì Vicienzo e zì Pascale, invece, personificano rispettivamente il Carnevale e la Morte.
Il pescatore rappresenta simbolicamente il pescatore di anime. I primi cristiani designavano se stessi come “pesciolini”, perché nati a nuova vita nelle acque battesimali.
Nel Presepe napoletano assumono particolare importanza i re magi che rappresentano il viaggio notturno della stella cometa che si congiunge con la nascita del nuovo “sole-bambino”, infatti, i sapienti – dai poteri regali e sacerdotali – partirono da Oriente, ossia dal punto di partenza del sole. In origine erano rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l’elefante che rappresentano rispettivamente l’Europa, l’Africa e l’Asia.
Altri elementi simbolici del Presepe Napoletano sono: il Mercato, il Ponte, il Forno, la Chiesa, l’Osteria, il Fiume, il Pozzo.
Il Forno – oltre a rappresentare un mestiere antico – richiama la dottrina cristiana che identifica nel pane e nel vino i fondamenti dell’Eucarestia.
L’osteria riproduce dissacranti banchetti ed è il simbolo delle cattiverie del mondo che la nascita di Gesù viene ad illuminare.
Il fiume si rapporta alla sacralità dell’acqua che scorre e rappresenta il liquido del feto materno e, allo stesso tempo, l’Acheronte, il fiume degli inferi attraverso il quale vengono traghettati i dannati. L’elemento fluviale ricorre liturgicamente nei culti mitriaci e presso i santuari di San Michele, il cui culto è associato alle grotte e ai fiumi sotterranei.
Il pozzo rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, identificato come fonte di superstizione e luogo di paura.