Gravina, spettacolo teatrale al Teatro VIDA “PER NON DIMENTICARE”, egregia la regia di Michele Mindicini
Nella Giornata della Memoria 2022, per l’ottavo anno consecutivo la compagnia “Colpi di Scena” ha presentato al pubblico del Teatro Vida: “27 GENNAIO 1945 la storia siamo noi 27 GENNAIO 2022”. Una pièce teatrale di notevole impatto, firmata nella sceneggiatura e nella regia da Michele Mindicini, un vero talento nel e per il teatro, che ha letteralmente ipnotizzato il pubblico in sala, ricevendo fragorosi applausi e standing ovations.
Poiché vincolati alle disposizioni ministeriali per fronteggiare il Covid19, l’accesso del pubblico è stato contingentato. Per accogliere la grande richiesta di partecipazione, la Compagnia “Colpi di scena” ha dovuto, con grande soddisfazione, replicare anche sabato 29 e domenica 30 gennaio, registrando sempre il sold out. Tutte le serate sono state documentate fotograficamente dall’architetto Angelo Angiulli.
La pièce del “Giorno della memoria” 2022 al Teatro Vida è il risultato di una accurata ricerca di monologhi e dialoghi per ricordare il dramma vissuto dagli ebrei sotto il nazismo. La parte centrale è tratta dal libro La politica dell’esclusione. Deportazione e campi di concentramento (Tralerighe, Lucca 2020) del gravinese Renzo Paternoster, ricercatore sulla violenza politica.
Già l’inizio della pièce è d’effetto: l’incursione tra il pubblico dei soldati nazisti alla ricerca degli ebrei da deportare. È seguito un mirabile assolo drammatico che ha calendarizzato gli eventi, ripercorrendo la storia del III Reich e dell’adesione dei tedeschi “comuni” al progetto nazista di morte. Sullo sfondo del palcoscenico le vite annichilite dei deportati, costretti a continue e gratuite umiliazioni, sino alla morte e alla distruzione della reliquia corporea. Le quattro voci femminili narranti hanno poi spiegato con veemenza e passione di “attrici consumate”, tra testimonianze raccontate e colpi di scena drammatici, il lato crudele dei Vernichtungslager, i campi di annientamento nazisti.
La colonna sonora è eccezionale, d’effetto, passando dai Pink Floyd ai Led Zeppelin, dagli U2 ai Rolling Stones, ai Deep Purple, con l’immancabile, tanto suggestivo, Main Theme del film Schindler´s List. La bravura degli attori e delle attrici ha reso l’opera teatrale davvero toccante, capace di agitare anche la coscienza più dura, con assoli drammatici, movimenti coreografici, giochi di luci che hanno riprodotto anche la neve e la nebbia causata dal fumo dei cadaveri bruciati… perché ad Auschwitz non c’era solo la neve che infreddoliva persino l’anima dei deportati, ma pure la «nebbia di morte che aleggiando tra i deportati» ― come ha scritto Renzo Paternoster ― «si annusa attraverso l’odore acre di carne bruciata, alito infernale che si sparge sulla terra».
Il rapping corale è stato l’atto conclusivo che ha unito il passato con il presente, un momento fortemente emotivo che ha veramente trascinato il pubblico in una benefica riflessione su un tempo da non ripetere.
Non solo teatro, quello “bello”, quello fatto col cuore, ma anche un piccolo spazio meditativo nel dopo- rappresentazione, con un incontro-dialogo tra l’autore Renzo Paternoster e Ketta Schinco.
Renzo Paternoster in un’atmosfera di distesa convivialità ha ribadito la necessità di una Memoria “attiva” per evitare che altre pagine oscure possano essere scritte ancora poiché, ha detto Paternoster, «uno sterminio di massa non si attua perché i capi hanno deciso, ma si realizza giacché anche la gente comune lo vuole!». Il suo interrogativo finale è disarmante: «a che serve celebrare una giornata in ricordo delle vittime di una politica che si è fatta criminale, se si continuano a innalzare muri e recinzioni spinate, si continua a discriminare l’Altro, si continua nell’indifferenza generale a contare i morti nel Mediterraneo… insomma, si continua». Per questo Paternoster ha chiesto, e si è chiesto, «per far tesoro della Memoria attraverso un Ricordo attivo e rendere questa giornata meno banale, una piccola azione: partendo dal presupposto che tutti siamo molte cose, iniziamo nel nostro piccolo quotidiano a rispettare ogni Essere nel suo essere». Come dargli torto!
Michele Gismundo
Racconto fotografico dell’architetto Angelo Angiulli