Il Sacrario di Redipuglia
Storie di vite ma quelle che oggi ricordiamo sono vite spezzate di giovani uomini, i cui resti riposano in un colle scolpito con la creazione di sette balze concentriche, come fossero gironi danteschi, intervallati da vialoni discendenti a raggiera. Siamo a Redipuglia, terra di mezzo in provincia di Gorizia, dove si erge il più grande Sacrario Militare d’Italia, già Cimitero degli Invitti, dedicato ai Caduti sul Carso, lungo l’Isonzo e il Piave, durante il primo conflitto mondiale. Fu inaugurato nel 1938 e divenne la tappa finale dell’ultimo raduno di tante salme, di cui molte senza nome. È il monte Sei Busi che raccoglie e protegge la memoria di ben 100.000 soldati, del Duca d’Aosta, Comandante della III Armata, e dei suoi generali. Indescrivibile è il tumulto di emozioni che affiorano mentre si salgono i gradoni, scorrendo i nomi dei militari identificati (39.875), mentre gli altri, ignoti, (60.330), sono custoditi all’interno dell’ultimo gradone. La cima del colle, livellata fino a formare un piccolo piazzale, ospita una Cappella Votiva e tre grandi croci che dominano l’intero complesso. Grande stupore suscita la vista di una targa posta al centro del primo gradone, diversa dalle altre. È il sepolcro di Margherita Kaiser Parodi, giovanissima volontaria crocerossina, Medaglia di bronzo al Valor Militare, “rimasta serena al suo posto a confortare gli infermi affidati alle sue cure mentre il nemico bombardava”, vinta, alla fine del conflitto, dal terribile morbo della spagnola.
Mesto è il percorso della trincea che si snoda ai piedi del colle, con tracce ancora presenti della grande sofferenza lì vissuta.
Di fronte al Sacrario si erge il Colle Sant’Elia, divenuto Parco della Rimembranza, che custodisce oltre trenta pezzi di artiglieria dell’epoca, cippi commemorativi e cimeli di bronzo, a ricordo dei militari e dei reparti che vi combatterono. Nel 2016, fu realizzato il Piazzale delle Pietre d’Italia, un mosaico composto da 8.047 elementi marmorei, per rappresentare idealmente tutti i comuni d’Italia. Annesso al Sacrario c’è il Museo della Grande Guerra, con altre, drammatiche testimonianze.
“La nostra paura arriva dall’assenza di dimestichezza con la morte… è importante andare sui luoghi delle battaglie per respirarne l’aria, cercare di compenetrarsi con quanti hanno combattuto e commemomorarli”: le parole di Paolo Rumiz ci suggeriscono di approfondire il nostro passato per farlo diventare parte di noi stessi, nell’auspicio, valido ogni giorno di più di giungere a un reale rispetto tra popoli.