Ipocondria e Patofobia: la paura delle malattie
Tutti noi abbiamo sentito parlare di ipocondria. Sicuramente è normale essere preoccupati del proprio stato di salute o allarmarsi di fronte a quei sintomi evidenti che, magari, ci disturbano. Ma questo può essere considerato normale e naturale se presente fino ad un determinato limite. Diviene invece un vero e proprio disturbo quando il soggetto è ossessionato dalla propria salute e ogni minimo sintomo è percepito con malessere.
Se l’ipocondria è un termine a noi familiare, sicuramente lo è meno la patofobia, meno diffusa e più specifica dell’ipocondria.
L’ipocondria e la patofobia sono due disturbi che, in un certo senso, possono essere visti come le due facce di una stessa medaglia.
Quando parliamo di ipocondria ci riferiamo alla preoccupazione legata alla paura o convinzione di avere una grave malattia. Questa è solitamente basata sull’errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici. Molte volte chi è affetto da ipocondria, tende ad ascoltare e valutare ogni sintomo fisico, anche se lieve, come un sintomo di qualcosa più grave o lo percepisce come un vero e proprio malessere.
Si è osservato che le malattie che preoccupano maggiormente questi soggetti sono i tumori, i disturbi cardiocircolatori come gli ictus e gli infarti, le malattie autoimmuni come la sclerosi multipla e la leucemia, le malattie virali o batteriche come l’Ebola, l’HIV o la sifilide e, infine, le malattie sconosciute (come la recente CoViD-19).
A partire dalla percezione esagerata di un sintomo e del conseguente malessere, il soggetto inizia una vera e propria “caccia alla diagnosi”, arrivando a fare innumerevoli visite ed esami al fine di riuscire a scovare quello che più teme, ovvero la malattia.
Ovviamente tutto ciò non può che essere deleterio e causa enorme stress che può determinare l’abbassamento delle difese immunitarie del soggetto, creando una vera e propria malattia.
Con il termine patofobia invece, si intende quella paura di poter contrarre una malattia e non il timore di averla già contratta.
Ciò che caratterizza la patofobia è proprio quella paura che nasce da una specifica minaccia (quella di contrarre una malattia).
Molte volte il patofobico cerca di mettere in atto degli specifici comportamenti, affinché possa evitare la possibilità di contrarre determinate malattie: per esempio potrebbe evitare di recarsi in ospedale per non contrarre un’infezione ed evitare così di perdere il controllo.
Tale paura, stabile nel soggetto, può dunque diventare una vera e propria ossessione poiché porta il soggetto a percepire ogni sintomo come un segnale terribile, proprio come fa l’ipocondriaco.
Cosa fare? Molte volte è utile rivolgersi ad uno psicologo al fine di iniziare un percorso terapeutico specifico e idoneo che attraverso l’analisi del comportamento disfunzionale e di quelle percezioni che sono alla base della fobia, portano al superamento di questa problematica.
Ma ci sono delle strategie che, nel nostro piccolo, è possibile mettere in atto per cercare di alleviare tali fobie.
- Chi soffre di ipocondria e patofobia tende a parlare con tutti del proprio malessere e ciò non fa che aumentare tale stato di malessere. Se vi sentite preoccupati o in ansia, evitate di parlarne con tutti, ma cercate di riflettere su tale stato d’animo.
- Sicuramente l’ipocondriaco avverte un costante bisogno di andare dal medico per sentirsi rassicurato o, peggio, per avere conferme di quello che pensa: questo fa provare un apparente sollievo e si resta tranquilli ma soltanto per un po’. Il malessere si ripresenterà. Allo stesso modo, se si tende ad evitare in ogni modo il medico, sicuramente non si ricava un aiuto: tale visione negativa del medico non può che alimentare ulteriormente la paura.
- Se si soffre di ipocondria, viene voglia di chiedere costantemente rassicurazione ad amici e parenti e si cerca sempre di essere consolati a causa del proprio malessere. Anche queste, come nel caso delle rassicurazioni mediche, hanno un effetto temporaneo e non stabile, determinando un peggioramento dello stato.
- Inoltre è meglio evitare di fare diagnosi “personali” attraverso internet e consultare troppi medici.
Sicuramente tali strategie possono essere utili, almeno per avviare un percorso di vera e propria cura di questi disturbi. Ma ciò che davvero bisogna modificare è la visione di sé stessi perché, per questi disturbi a carattere fobico, siamo prima di tutto noi il problema. Come afferma lo psicoterapeuta Nardone: “a nessuno è concesso di evitare la peggiore delle compagnie, cioè quella di sé stesso”.
Il consiglio di lettura
Morirò, me l’ha detto Internet: Una guida all’ipocondria piena di sintomi e nessuna soluzione di Max Maestrello.
Una guida all’ipocondria dove l’ironia la fa da padrone. L’autore ci porta a spasso nel mondo dell’ipocondria, l’unica malattia che un ipocondriaco non ammetterà mai di avere.