La storia del tiramisù
Uno dei dolci più apprezzati in Italia, e ormai nel mondo intero, è il Tiramisù che molti di noi hanno sicuramente preparato. Tanti racconti e aneddoti sono stati scritti sulle sue origini, dunque per saperne di più ci siamo rivolti a una fonte autorevole: Giampiero Rorato, giornalista e scrittore, attento studioso della storia gastronomica del Triveneto e autore di numerose pubblicazioni sulla cultura gastronomica.
Non è possibile, ci dice Giampiero Rorato, individuare una data certa; sicuramente troviamo il Tiramisù a Treviso dopo l’ultima guerra. Una delle storie-leggende che circondano la nascita del dolce racconta che, alla fine dell’ottocento, un oste di Treviso non avendo venduto tutti i panettoni acquistati a Milano li tagliò in orizzontale, ricavandone fette che bagnò con caffè, poi aggiunse una sorta di zabaione e ricoprì tutto con cacao amaro. Una sera, dopo uno spettacolo teatrale a Treviso, un nobiluomo di Castelfranco Veneto si fermò in osteria per ristorarsi insieme a qualche sua amica. L’oste offrì loro il nuovo dolce che fu molto gradito. L’apprezzamento del conte fu decisivo per il successo di quella prelibatezza, alla quale fu dato il merito di “tirar su” dalla stanchezza.
La storia comunque ci ha lasciato un altro racconto.
L’autore reale pare sia un cuoco che lavorava nello storico ristorante alle “Beccherie”, della famiglia Campeol, a Treviso.
Il nostro cuoco pasticciere, durante la sua permanenza in Germania, aveva visto un dolce che poi tentò di ricostruire con gli ingredienti, in quel momento, a sua disposizione.
Il dolce che preparò, pur essendo molto diverso dall’originale, fu apprezzato dai clienti e per la sua alta carica energetica, fu chiamato Tiramisù.
Negli anni ’70 il gastronomo veneto Giuseppe Maffioli, acuto conoscitore della cucina regionale, presentando una serie di altre ricette, scrisse un articolo sul Tiramisù, del quale riporto uno stralcio:
“Tutte le ricette su esposte appartengono a un repertorio più frequente nella cucina mitteleuropea di Trieste e tuttavia con stretta parentela con quella veneziana che, per lungo tempo, è stata influenzata dagli immigrati asburgici. È nato recentemente, poco più di due lustri orsono, un dessert, nella città di Treviso, che fu proposto, per la prima volta, da un certo cuoco pasticciere di nome Loly Linguanotto, che giungeva da recenti esperienze di lavoro in Germania (…) Il dolce e il suo nome Tiramisù, come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà o con qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso e provincia, ma anche nel grande Veneto e poi in tutta Italia”.
Questa però non è l’unica versione.
Alcuni sostengono che il Tiramisù sia nato dalle mani di una bravissima cuoca del ristorante “Al Foghèr”, sempre di Treviso. La signora Speranza Bon Garatti utilizzò gli stessi ingredienti (mascarpone, zucchero, tuorli d’uovo, caffè amaro), sostituendo i savoiardi con il pan di Spagna ed il cioccolato grattugiato al posto del cacao amaro. Il dolce fu chiamato “Coppa Imperiale al Foghèr” e ancora oggi si trova in molti grandi ristoranti, anche in questo caso con qualche variante, pur nel rispetto della ricetta originale.
Qualche tempo fa però, qualcuno ha messo in dubbio che il Tiramisù sia nato a Treviso intorno al 1950. È, infatti, emersa una controversia con il Friuli Venezia Giulia che a sua volta ha rivendicato la paternità del famoso dolce con ben due versioni. Una “carnica,” conosciuta anche col nome “Tirimi su”, nata a metà degli anni ‘50 del secolo scorso, nell’albergo ristorante “Roma” di Tolmezzo (la cittadina più importante della Carnia, in provincia di Udine) e l’altra “bisiaca”, un semifreddo in coppa nota conosciuta come “Coppa Vetturino Tirime Su” proposto, sempre nello stesso periodo, dalla omonima trattoria di Pieris, un paese in provincia di Gorizia, in Bisiacaria. (Una curiosità: la Bisiacaria è un territorio della parte sud della provincia di Gorizia, delimitato a ovest dall’Isonzo, a nord est dal Carso e a sud dal Mar Adriatico; alcuni affermano che la parola abbia origine slava, ripresa dal veneto con il termine “bislaco”, altri attribuiscono l’etimologia al latino “bis aquae” , tra due fiumi, l’Isonzo e il Timavo).
Il Friuli Venezia Giulia è riuscito a far inserire il Tiramisù nella lista dei “Prodotti agroalimentari tradizionali” (PAT) che il Ministero delle Risorse Agricole e Alimentari, aggiorna periodicamente, suscitando così mugugni in Veneto. Quanta storia può celarsi dietro un dolce…
A noi ciò che interessa, più dei dissapori interregionali, è che il Tiramisù è un altro grande prodotto italiano e come tale è riconosciuto nel mondo intero.
Ecco la ricetta che ci ha regalato Giampiero Rorato, quella originale che la famiglia Campeol continua a preparare alle Beccherie di Treviso.
Ingredienti:
12 tuorli d’uovo, 500 g di zucchero, 1 chilogrammo di mascarpone, 60 savoiardi, caffè zuccherato, cacao amaro.
Preparazione:
Monta a spuma i tuorli con lo zucchero, poi unisci il mascarpone fino a ottenere un composto morbido e cremoso. In un piatto di portata, rotondo o rettangolare (meglio), disponi uno strato con metà savoiardi, bagnali con il caffè fino ad inzupparli completamente, poi spalmali con metà del composto di uova e mascarpone. Metti sopra un altro strato di savoiardi, ammorbidiscili con caffè zuccherato e ricoprili con il rimanente composto cremoso. Cospargi con cacao la parte superiore e metti in frigo per alcune ore prima di servirlo.