Pane e vino: simboli di vita
Il nostro pensiero, dopo la domenica delle Palme, volgerà alla Pasqua che arriverà in un momento, purtroppo ancora non terminato, di grandi sofferenze, per alcuni fisiche, per molti, psicologiche. Il mistero pasquale per i cristiani consiste nel “passaggio da questo mondo verso un mondo nuovo, nella gloria della resurrezione verso il Padre…” Il sacramento dell’Eucarestia, come recita il Catechismo della Chiesa Cattolica “rappresenta il sacrificio del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che si perpetua da secoli anche attraverso due elementi essenziali: il pane di frumento e il vino della vite, segni visibili attraverso cui Cristo stabilisce la comunione con i partecipanti”. L’Eucaristia è stata istituita da Gesù Cristo il Giovedì Santo – la notte del tradimento – mentre celebrava l’Ultima Cena con i suoi Apostoli, lasciando la grande eredità della celebrazione eucaristica nei secoli a venire. Quali caratteristiche devono avere il pane e il vino offerti durante l’Eucaristia? Secondo le norme del Codice di diritto canonico e dell’Institutio Missalis Romanis (documento che regola la celebrazione della Messa di rito romano), “il pane utilizzato nella celebrazione deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non vi sia alcun rischio di decomposizione. È un grave abuso introdurre nella confezione del pane dell’Eucarestia altre sostanze, come frutta, zucchero o miele. Le ostie devono essere confezionate da persone che non solo si distinguano per onestà, ma che siano esperte nel prepararle e fornite di strumenti adeguati. Il vino deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. Bisogna verificare con la massima cura, che sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio; occorre che il mosto, cioè il succo d’uva, sia fresco e conservato sospendendone la fermentazione tramite procedure che non ne alterino la natura”. Le parole vino e vite sono presenti nella Bibbia in molti versetti. Nell’Antico e nel Nuovo Testamento, numerosi sono gli episodi in cui il vino è presente quale segno di ospitalità, di gioia e quindi di vita. Ne Il Cantico dei Cantici al pari dell’amore, provoca turbamento e rende ebbri…
Un racconto d’amore, come lo ha definito il cardinale Dionigi Tettamanzi è quello dello sposalizio a Cana di Galilea. “L’amore, è tanto meraviglioso quanto fragile” la mancanza di vino che può compromettere la riuscita della festa ci fa riflettere sulle ombre che potrebbero arrivare nella vita. Il vino dunque, anche nella Bibbia è simbolo di letizia, abbondanza e anche di rimedio per superare momenti di stanchezza; allegoricamente è gioia di vivere e sorgente di salvezza, nella quotidianità e soprattutto durante le festività, può accompagnare i nostri sereni momenti di convivialità, piacevolmente ma sempre moderatamente.